sabato 24 marzo 2012

Se il chicco di grano caduto in terra muore, produce molto frutto.


25 marzo 2012



Anno B
Intervento di don Lino di giovedì 22 marzo 2012

  • Riprendiamo in sintesi i vari aspetti della vita di Gesù, della sua missione e il posto che ha nel progetto del Padre. Seguo il testo:
  1. In primo luogo consideriamo il fatto del gruppo di Greci che chiedono di vedere Gesù. È un primo punto e ci dice l’orizzonte ultimo del progetto di Dio che rompe le barriere, allarga l’orizzonte a tutti.
Il Greco è uno che non ha sangue ebraico e neppure cultura ebraica; era uno straniero in ricerca che voleva conoscere Gesù. Questa affermazione era già una provocazione per lui e lo è anche per noi.
Dice Gesù: la fede non è racchiudere, ma aprire. È quello stesso Gesù che aveva detto di essere venuto perché il popolo ebraico avesse la salvezza e in questo caso sembra essere scavalcato.
Emerge la caratteristica incontenibile dell’esperienza cristiana: lo Spirito abbatte le barriere e chiede anche a noi di fare altrettanto, e di lasciarci interrogare anche dagli estranei, da quelli che hanno altre culture, che hanno altre mentalità.
  1. Come reagisce Gesù a quest’altra realtà? Come la legge?
La legge come una profezia della sua sorte, perché la vede come l’ora che è giunta. L’ora, per Gesù, vuol dire il compimento della sua missione e vocazione. Gesù va oltre le apparenze, non concede interviste, non indugia sul fatto che cercano Lui. Nella domanda del Greco vede il destino che è quello di morire per tutti, perché tutti abbiano la vita.
La sua risposta alla richiesta di questi forestieri è : “ come un chicco di grano che muore.” Non si percepisce immediatamente il rapporto che c’è tra la richiesta del Greco e questa affermazione di Gesù, ma in realtà ci dice come Gesù interpreta la vita alla luce del disegno globale e del posto che Lui ha nel disegno del Padre. Gesù ci insegna a leggere la nostra vita dentro l’orizzonte del destino ultimo, perché noi impariamo a misurare il nostro quotidiano con l’orizzonte del nostro destino. Siamo chiamati e destinati alla pienezza finale; la piccolezza di oggi è dentro a questo progetto, e il respiro del nostro vivere è in questa chiamata.
  1. Il destino di Gesù è anche il nostro: Lui è il grano di frumento caduto in terra e destinato a morire, così anche noi.
Gesù afferma che il discepolo è chiamato a stare dove è Lui e che la sua vicenda è la nostra: anche noi siamo chiamati ad essere grano di frumento che, caduto in terra, porta frutto. Il discepolo vive seguendo il maestro.
Gesù usa espressioni forti. Seguire Gesù coincide con il servire.
Servire in rapporto a Gesù significa essere, nelle sue mani, strumento della sua opera e della nostra opera.
  1. La voce che risuona e dice: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
Questa voce è del Padre che acconsente e che afferma che uno, così facendo, è dentro pienamente nel suo progetto.
Se uno vuol essere cristiano è chiamato ad essere grano che cade in terra, che si spende per portare frutto.
C’è un passaggio che può sembrare strano quando dice: “Adesso l’anima mia è turbata.
I sinottici raccontano la preghiera del Getsemani, dove Gesù si trova a dover dire di sì o di no di fronte a quello che l’aspetta; l’evangelista Giovanni anticipa, interpretando quell’episodio, questo momento difficile che viene poi superato nella fiducia verso il Padre. Dovremmo essere molto chiari: Gesù non supera la difficoltà contando su di sé, ma facendo appello al Padre, nella fiducia e nell’obbedienza al Padre.


Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome”.
In sostanza questa frase significa: resto agganciato al volere del Padre che è quello di salvare il mondo attraverso il dono del Figlio e nostro. Il Padre approva, e la voce vuol dire che la scelta di Gesù è sostenuta dal Padre.
Gesù conclude nella fiducia e nel frutto: “ E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me ”, cioè Gesù, alla fine, salverà tutti con il suo essere appeso alla croce: il suo sacrificio salverà tutti.
È interessante e vitale cogliere come Gesù stia dentro la sua realtà, come sia ancorato al Padre e questo lo aiuti nell’adesione al dono totale di sé.
Siamo richiamati a chiederci come noi viviamo le nostre vicende personali, familiari, ecclesiali, sociali.
Dove il dramma? Ovunque, dove c’è il dolore, la ricerca, la vita.
Leggiamo la vita partendo da Gesù e affrontiamo la realtà a partire dalla fiducia e dall’abbandono al Padre.
Ancora una volta mi viene da dire l’urgenza di stare dentro la realtà e di farsene carico nonostante le difficoltà.
La salvezza passa attraverso questa decisione.

Queste parole si legano al brano di questa sera dove appare qualcosa di rovesciato rispetto alla visione corrente. È un modo di dare evidenza.
Quello che mi sembra utile è sottolineare che la fede mi fa vedere ciò che io non vedo. Non è un fuggire dalla realtà, perché la fede mi spinge a stare dentro la realtà e con essa colgo che proprio nella realtà c’è Dio. Il mio aderire alla realtà me lo fa incontrare. Lo Spirito crea la sintonia tra la realtà che viviamo e la presenza di Dio. Allora noi cogliamo la sua presenza perché Lui ce lo permette, ci illumina con la sua grazia. La passione per il Regno ci permette di entrare in sintonia con la realtà del Regno.
La fede apre, non ci permette di restare attaccati alla nostra persona.
La presenza di una persona vera raddrizza, aiuta.
Cerca di essere obbediente alla Parola, poi il resto si vedrà.
L’ora fa emergere anche il fondo del cuore e della storia, rivela la stoffa delle persone. Il mondo è giudicato: come si radicalizza la vicenda di Gesù così si radicalizza il giudizio sul mondo.
Il termine mondo ha due significati: uno è quello normale di universo; l’altro, ed è il nostro caso, indica la concezione della vita. Giovanni nella parola “mondo” racchiude la concentrazione di sé, cioè il mondo inteso come egoismo, come potere, dominio; e mette in luce come la radicalità di Gesù, nell’amore, evidenzia l’opposto. Se la luce è tenue, c’è grigiore; se la luce è forte, emerge l’opposto.
La conclusione è: “E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”. Questo ‘tutti’ è importante, perché riprende quello che già si diceva quando si parlava dell’Innalzato. Dio vuole salvare tutti e qui lo riafferma attraverso le parole di Gesù.

MESSAGGIO

Lo sguardo della fede è partecipazione
allo sguardo penetrante dello Spirito
dono di Gesù.
La fede vede
l’invisibile nel visibile,
il rivelarsi di Dio nel suo nascondersi,
la sua Parola nel suo silenzio,
la vita nella morte,
la realizzazione di sé nello spendersi,
l’amore di sé nel dimenticarsi,
la gloria nella croce,
il volto di Dio nel volto del fratello,
la venuta del Regno
nella sua apparente sconfitta.

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